Giornata tipo
La Fondazione accoglie persone autosufficienti, parzialmente autosufficienti e non autosufficienti.
La Madonna della Bomba è casa per Maria, per Rosa, per Aurelia, per Luigi e per tanti altri Ospiti. Viviamo una giornata insieme a loro!
La giornata di Carmen
Per Carmen la terza camera sulla destra del reparto San Michele della Fondazione Madonna della Bomba è casa sua da due anni o poco più. Carmen ha 84 anni e riesce a prendersi cura di sé quasi totalmente in autonomia.
Molti valori e diversi aneddoti da raccontare, ma ciò che maggiormente la rappresenta è la sua ironia, la sua voglia di leggerezza, quella che cerca nelle pagine di romanzi, nei film che guarda il pomeriggio con le cuffie per sentire meglio.
Carmen non si sveglia presto come gli altri ospiti. Ha chiesto di esser svegliata dopo le nove, ha lavorato per una vita intera e adesso ha voglia di riposare. Fa colazione in camera per non perdere la puntata di “Uno mattina” e dopo esser stata aiutata nella vestizione dagli operatori socio-sanitari, in quanto parzialmente autonoma, si dirige verso la saletta per fare “quattro chiacchiere” con le compagne di reparto.
Da quando vive alla Fondazione Madonna della Bomba non dimentica più la terapia del mattino perché gentili infermiere monitorano il suo piano terapeutico.
Alle 12.00 si pranza insieme in refettorio, ma quando manca ancora qualche minuto Carmen ne approfitta per raggiunge la biblioteca al primo piano e, con l’aiuto della psicologa, sceglie il prossimo libro da “divorare”. Prima di andar giù saluta rapidamente il personale amministrativo e la direzione; si ferma spesso a parlare con loro. Al pomeriggio arriva l’animatrice: è giovedì e oggi verrà proiettato in reparto un film, la saletta azzurra si trasforma in cinema per qualche ora. Quanto le piace emozionarsi con “Vacanze romane”. Incontra sua cugina alle 19.00 durante la cena, ricordano episodi del passato e feste di famiglia ed è già ora di andare a dormire. Gli operatori socio-sanitari l’aiutano a indossare il pigiama e le augurano buonanotte.
La giornata di Nuccia
Nuccia, “l’esperta dei tortelli”, la chiama ancora così sua figlia quando viene a trovarla o quando parla con lei in videochiamata. Nuccia ha gli occhi azzurri e li chiude ogni volta che passa un operatore, poi sorride, è il suo modo di scherzare. Non è più autonoma quindi dopo essersi svegliata, viene assistita totalmente per il bagno, mentre durante i pasti viene spronata a impugnare la forchetta e a far da sola così da mantenere le capacità residue.
Riposa un’oretta prima di andare a fare un giro in giardino con l’animatrice. Torna in reparto ed è quasi ora della merenda, ma prima di gustare il suo amato yogurt alla fragola Nuccia incontra la psicologa.
È importante eseguire gli interventi psicologici individualizzati per mantenere le risorse residue e per potenziare le competenze linguistiche che via via subiscono un inevitabile declino.
Ama osservare tutto ciò che accade intorno e in reparto c’è sempre tanto movimento. Parla spesso dei suoi cari e quando accade gli operatori corrono subito in camera a prendere l’album di fotografie per associare i nomi ai volti. Nuccia non esprime molto quello che pensa, ma gli operatori hanno oramai imparato ad interpretare i suoi silenzi e a riempire di affetto i suoi giorni.
La giornata di Mariuccia
Mariuccia, con il suo foulard rosa attorno al collo, prende il bastone e cammina per raggiungere la saletta al piano terra. Fedele alle sue abitudini, prende il quotidiano in portineria, si ferma a chiacchierare con chi lavora alla reception, poi va a sorseggiare un buon caffè. L’angolo ristoro è sempre un crocevia e l’ampia finestra si affaccia sul cortile interno. A Mariuccia piace poter vedere arrivare i dipendenti e salutarli uno per uno.
Appena termina di sfogliare le pagine dello sport va a salutare i dottori e chiede loro di controllare i parametri. È molto affezionata ai medici della Fondazione e a volte va da loro più per il piacere di incontrarli che per un reale bisogno. Alle 10.30 Don Andrea celebra la Messa e Mariuccia partecipa sempre con piacere. A pochi passi dallo studio medico infatti, si trova la Chiesa e in un attimo, Mariuccia, è già lì.
Pranza con la sua amica Margherita e subito dopo riposa prima di raggiungere il salone dove si riuniscono i signori per giocare a tombola il martedì. Racconta la sua giornata alla figlia al telefono e fa un giro di tutti i reparti per salutare le signore con cui condivide il tempo da anni ormai. Mariuccia aspetta sempre che arrivino le giornate di sole per poter fare delle piacevoli passeggiate sul Pubblico Passeggio, talvolta in compagnia delle animatrici e della psicologa, altre volte con ospiti totalmente autonomi.
La giornata di Ferdinando
Ferdinando ogni mattina si prepara per uscire con la stessa cura e dedizione del passato, quando andava a lavorare in ufficio. Fa il nodo alla cravatta e raggiunge la portineria per controllare se risulta esserci posta a suo nome. È sempre molto cordiale soprattutto con il personale ausiliario. Prima di andar in centro a passeggiare, Ferdinando chiede sempre alle cuoche cosa prevede il menù del giorno. Se dovesse scegliere un motivo per vivere alla Fondazione Madonna della Bomba direbbe sicuramente per i piatti che vengono serviti.
È “una buona forchetta” e sa riconoscere un piatto di gnocchi preparato alla perfezione. Ferdinando non partecipa alle attività organizzate dalla Fondazione ma talvolta si unisce agli altri ospiti per festeggiare i compleanni. Ferdinando sa di poter contare sulla RAA per qualsiasi esigenza di tipo organizzativo o assistenziale e sa di poter prenotare le visite mediche di controllo di cui necessita con l’aiuto delle infermiere.
La giornata di Valeria
In camera la foto grande del cane, lo stesso labrador dagli occhi teneri che le teneva compagnia e che le è stato fedele per anni. Valeria era talmente affezionata al suo cucciolo che veniva spesso a trovarla qui, alla Fondazione Madonna della Bomba. Valeria ha un deterioramento cognitivo di grado severo e per lei è importante eseguire delle brevi attività di stimolazione sensoriale e utilizzare la palla morbida. Ma ciò che ancora le procura benessere e la fa sorridere è poter fare una passeggiata. Il suo corpo non riesce più a portar avanti questo desiderio ma grazie ai fisioterapisti riesce a fare alcuni passi e ad eseguire gli esercizi di riabilitazione motoria.
Lo sguardo di Valeria è perso chissà dove, forse sogna, forse immagina un luogo al confine tra il passato e il mondo onirico. Quando termina gli esercizi, però, volge a destra il viso e sorride ai fisioterapisti. La sua pacatezza, il suo modo delicato per dire “Grazie” vengono fuori in un attimo. Ed è per quel sorriso che il lavoro di cura non smette mai di essere straordinario, ed è per quel sorriso che ogni giorno lo si sceglierebbe di nuovo, nonostante tutta la fatica.