Riscoprire Piacenza: gli ospiti della Fondazione Madonna della Bomba tornano a passeggiare sul Facsal, tra le vie della città con i propri familiari e grazie a un nuovo progetto.
Dopo un lungo e difficile periodo che ci ha imposto restrizioni e limitazioni per tutelare la salute dei nostri cari, finalmente il grande portone della Fondazione Madonna della Bomba sul Pubblico Passeggio si riapre numerose volte al giorno.
Chi lavora all’interno delle strutture conosce l’immenso valore dei sorrisi di figli e nipoti che fanno indossare gli occhiali da sole ai loro familiari, che regalano un cappello per ripararsi dai raggi così da godere appieno della passeggiata.
Leggono il giornale sulle panchine, mangiano un gelato alla frutta, guardano insieme delle foto sul display del telefono e questi semplici atti sembrano il regalo più grande, si impregnano di un senso di vitalità che hanno sempre posseduto ma di cui magari ci eravamo dimenticati.
Prima della riapertura è stato importante per l’intera direzione e il personale incontrare a piccoli gruppi i familiari degli ospiti innanzitutto per ritrovarsi e per condividere perplessità, timori e gioie di questa ripartenza. L’idea di fondo della cura condivisa ci permette di esporre emozioni e di mettere insieme elementi che rendono più solida la strada da percorrere.
Approfittando di questa riapertura non ancora totale, la Fondazione ha deciso di organizzare attività che ci permettano di vivere la città, non solo gli spazi della struttura. Nasce così il progetto “Per le vie della città” che ha avuto avvio proprio questa settimana. Il primo incontro del ciclo che si concluderà a Giugno ha previsto la visita della Chiesa di Sant’Antonino, una sosta al bar per dialogare sorseggiando un caffè, uno sguardo a piazza Duomo e il rientro in struttura.
Sembra un piccolo giro di poca importanza eppure è come viaggiare in aereo per un paese estero per coloro che sentono la fatica ma non si stancherebbero mai di esperire il senso della vita nelle piccole cose, nelle vie del centro che rievocano ricordi. E così Anna ricorda che al Teatro Municipale ha visto un meraviglioso spettacolo insieme al figlio, Sergio ricorda gli scherzi e giochi fatti con amici sullo stradone. E mentre gli ospiti rimangono stupiti dai campanili incorniciati dalle viuzze strette, gli operatori vengono colpiti dalle espressioni spontanee di felicità, dalle loro considerazioni semplici ma ricche di spensieratezza. Anche se ancora indossiamo le mascherine l’aria di “normalità” post-covid restituisce a ognuno di loro un senso di benessere diverso. Questi incontri assumono l’importanza di una terapia e ce lo conferma una signora che ridendo afferma “Mi è passato anche il mal di schiena”.
Poter percepire un senso di continuità con il sé prima dell’ingresso in struttura è fondamentale per consolidare una narrazione del proprio esistere che tenga insieme la storia di vita, fatta di dolci ricordi e spiacevoli incursioni di problematiche di salute senza che queste compromettano e alterino completamente la propria identità. Ogni signore, ogni signora è custode di una storia, di un modo di essere che va conosciuto, messo in rilievo come il bene più prezioso.