Un laboratorio di pittura alla Fondazione Madonna della Bomba

Il laboratorio di Pittura e la  mostra “Pennelli di vita” per stimolare  l’espressione delle emozioni attraverso l’arte.

Fra pochi giorni si concluderà la mostra a la mostra “Pennelli di vita” inaugurata il 2 Settembre presso la della Fondazione Madonna della Bomba.

La mostra è il risultato di un progetto pensato al fine di promuovere, attraverso un laboratorio espressivo-creativo, contesti di socializzazione e possibilità di espressione della propria parte emotiva, profonda, fondamentale per entrare in contatto con vissuti e parti del sé.

Il laboratorio di arte ed espressione del sé, è stato condotto e gestito dalla pittrice Silvia Callegari, laureata presso l’accademia delle Belle Arti di Firenze, e coordinato dalla psicologa di struttura, Federica Falzone.

Gli interventi sono stati modulati in base al grado di deterioramento cognitivo, ai bisogni e alle risorse del singolo e del gruppo. Le modalità comunicative hanno seguito un modello clinico e operativo specifico in psicogeriatria, le competenze artistiche e la sensibilità della pittrice hanno permesso di gestire al meglio le dinamiche di ogni incontro.

La mostra è suddivisa in tre macro aree che fanno riferimento ai tre incontri.

Il primo incontro “Espressività e creatività libera” è stato pensato per dare spazio e tempo ad ogni anziano di prendere contatto con gli strumenti di lavoro. Si è ritenuto utile procedere lentamente verso la conoscenza del sé e dell’altro in questo contesto di sperimentazione protetta. Gli ospiti hanno scelto i colori, sfiorato i pennelli, i fogli, attraverso i sensi hanno superato le resistente, la ritrosia a rimanere ancorati al concetto di arte come qualcosa di lontano da sé per avvicinarsi all’dea di arte come mezzo per esprimere le proprie emozioni.

“L’arte ci consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nello stesso momento” è la citazione di Thomas Merton che fa da guida in questo primo angolo di tempere e identità.

Durante il secondo incontro, invece, diversi oggetti sono stati protagonisti: pettini, tazzine, fiori, specchi, anelli. Questi elementi posti sul tavolo di lavoro venivano scelti da ogni anziano che poi provava a riprodurlo a suo modo sulla carta. Ogni oggetto era in grado di rievocare un ricordo, un racconto di sé che molti hanno voluto condividere con il gruppo.

Il terzo e ultimo incontro ha condotto all’espressione più diretta di sé, del proprio sé corporeo, della propria essenza e per evitare di generare momenti di empasse è stato scelto il simbolo più vicino, immediato , altamente rappresentativo: le mani.

“La mano è il vero organo della civiltà, iniziatore dell’evoluzione umana” (Fischer, E.), attraverso le mani siamo in grado di donare una carezza, modo di esprimersi della tenerezza e non c’è cura, cura dell’anima e del corpo, che non sia accompagnata da tenerezza (Borgna, E.).

Le mani, inoltre, sono l’elemento cardine della scelta artistica della pittrice e, infatti, proprio all’interno della mostra sono state inserite due opere dell’autrice Silvia Callegari che rappresentano da un parte mani al lavoro, dall’altra mani che hanno sofferto durante la pandemia, mani in cerca di cura e conforto.

L’inaugurazione della mostra è stato un momento di grande gioia e l’emozione più grande è stata osservare i volti pieni di entusiasmo e soddisfazione dei nostri anziani che mostrano i loro elaborati, affermando con orgoglio “Questo l’ho fatto io”.

   

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